Tullio Consalvatico

Tullio Pascucci è il nome anagrafico di Tullio Colsalvatico, nacque a Colvenale, una collina posta tra Camporotondo di Fiastrone e Tolentino, da Angelo Pascucci e Aurelia. La famiglia benestante, di possidenti che lo avviò agli studi e gli fece frequentare il collegio annesso alla Regia Scuola Agraria di Fabriano, con l’intenzione, in seguito, di fargli condurre l’azienda agricola di famiglia. Uscito dal collegio si dedicò alla lettura di ogni libro che poté acquistare o ottenere in prestito. Nel 1919, a soli 18 anni pubblicò la sua prima raccolta di prose e poesie sotto lo pseudonimo di Baronetto Sofia. Istituì la Fondazione Pio XI con lo scopo di “elevare la coltura religiosa e sviluppare l’agricoltura” e favorì l’apertura di quattordici biblioteche. Nel 1922 affiancò Umberto Tupini nella propaganda per il Partito Popolare. Durante il periodo fascista lasciò le Marche per Roma e fu lungamente ospite dello stesso Tupini. Entrò in contatto con il filosofo e critico Adriano Tilgher che entusiasta delle sue novelle lo aiutò nella loro pubblicazione. In seguito divenne segretario del popolare narratore, l’Accademico d’Italia Lucio D’Ambra[1] nel cui salotto ebbe modo di incontrare molti uomini di chiara fama. Durante i suoi frequenti ritorni a Tolentino promosse numerose iniziative, nel 1932, in collaborazione con l’Onorevole Alceo Speranza, a Macerata dette inizio alla collana, da lui stesso diretta, I Piceni. Le possibilità economiche che gli derivavano dalle rendite fondiarie gli consentivano di potersi dedicare alle sue opere letterarie, ma anche dalla collaborazione con giornali e riviste traeva una buona fonte di sostentamento. Ad Assisi conobbe il poeta danese Johannes Joergensen che scherzosamente lo salutava: “Addio fra’ Tullio da Tolentino. A rivederci a domani”.
Il 30 ottobre 1939 sposò l’insegnante Cersinda Francioni, una donna buona, generosa, intelligente, rimasta sempre nell’ombra ad aiutarlo e a collaborare con lui.
La sua partecipazione alla lotta partigiana si svolse sull’Appennino Umbro-Marchigiano in favore di sbandati, profughi, partigiani, ebrei e combattenti dai quali venne soprannominato Pizzetto.
La passione per le antichità legate alle tradizioni della sua regione, dopo la Liberazione, lo portò a condurre degli scavi della Grotta della Sibilla e sempre per la stessa ragione effettuò scavi archeologici in diversi luoghi, fra cui a Caldarola in località Pievefavera, e affiancò il re Gustavo di Svezia nelle sue escursioni di scavo in varie località storiche d’Italia. Nel 1955, a Sassoferrato, fondò l’Istituto Internazionale di Studi Piceni, centro ancora attivo; come del resto aveva istituito il Sodalizio dell’Ulivo e l’Istituto per la Storia dei Papi, ma anche il Circolo delle Sibille e la Compagnia della Rosa. Il 25 luglio 1979 si spense la moglie e per Colsalvatico fu il preannuncio della fine, l’anno dopo, il 21 settembre 1980 egli morì a Tolentino.

Onorificenze:

– Medaglia d’argento ai benemeriti della scuola della cultura e dell’arte

– Medaglia Giusto fra le nazioni
“Per aver salvato la vita ad Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale”

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